GLI UOMINI DELLA RSI: ERMACORA ZULIANI  


ERMACORA ZULIANI E GLI EROISMI DEL REGIMENTO ALPINI "TAGLIAMENTO" IN DIFESA DEI CONFINI ORIENTALI D'ITALIA
Bruno De Padova
 
    Ogni anno - nel segno d'una "memoria ritrovata" - adesso viene celebrata in Italia la "Giornata del Ricordo" nella ricorrenza del 10 febbraio, cioè di quando nel 1947 venne firmato il "trattato di pace" con la Jugoslavia che assegnò alla repubblica comunista di Josip Broz (Tito) il possesso d'alcune nostre Province orientali sull'Adriatico e si trattò, quindi, della solennizzazione del dramma che affrontarono e soffrirono le popolazioni del Friuli, dell'ampio territorio sull'Isonzo e del Carso, della Venezia Giulia, d'Istria con Pola, del Quarnaro con Fiume, della Dalmazia con Zara e Sebenico in seguito alla catastrofe dell'8 settembre 1943 che, come precisò Teodoro Francesconi nell'opera "Gorizia 1940 - 1947" (ediz. L'Uomo Libero, 1990, pag.43), rimarrà per sempre "un avvenimento che giganteggia nella storia dell'Italia unitaria e di fronte al quale altri eventi tragici, quali Lissa (la sconfitta dell'ammiraglio Persano nella battaglia navale sull'Amarissimo del 20 luglio 1866) e Caporetto (autunno 1917, disfatta del Regio Esercito nella XII.a battaglia dell'Isonzo) perdono importanza."
Annotò Giuseppe Prezzolini nel volume "Sul fascismo 1915 - 1975" (Milano, 1975) che la Casa Reale Savoia con Badoglio e con la casta dei generali massoni, abbandonò quell'8 settembre la Nazione e l'intero esercito nelle mani dei tedeschi e consegnò la Flotta in quelle degli invasori anglo-statunitensi, dimodoché l'Italia intera si trovò dinanzi "non uno, ma due nemici".
    È scontato che quella resa incondizionata a Churchill, Roosevelt e Stalin precipitò l'Italia e tutta la nostra gente nella disfatta completa e, in merito, si deve segnalare come il filosofo Benedetto Croce il 27 luglio 1947, con un proprio intervento all'Assemblea Costituente - riportato in "Belfagor", Anno II°, fasc. V del 17 settembre di quell'anno, pag. 513 - ribadì come "noi Italiani abbiamo perduto una guerra, e l'abbiamo perduta tutti, anche coloro che l'hanno deprecata in quanto… impegnando la nostra Patria, impegnava anche noi, senza eccezioni, noi che non possiamo staccarci dal bene e dal male della nostra Nazione, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte."
    Di ciò ebbero coscienza, già all'indomani di quell'ignobile armistizio, le intere popolazioni delle nostre Province nord-orientali affacciate sull'adriatico, laddove la 2.a e la 8.a Armata del Regio Esercito si dissolsero all'annuncio della resa incondizionata di Badoglio - eccettuati soltanto i pochi reparti che il generale Gastone Gambara salvò dallo sfacelo - e, di conseguenza, s'insinuò in quei territori la penetrazione devastante delle formazioni partigiane e comuniste di Tito che soltanto il tempestivo intervento della Wehrmacht riuscì a fermare, mentre il gauleiter Friedrich Rainer non seppe tenere conto delle valutazioni politiche indispensabili per l'autentica difesa militare della zona d'operazioni "Litorale Adriatico", area che Mussolini, Graziani, Pisenti e molti altri nostri connazionali difesero sempre per la sua indiscutibile appartenenza allo Stato italico, garanzia che le autorità della Repubblica Sociale tutelarono comunque con fermezza. 
In quest'azione di salvaguardia dell'intangibilità dei confini orientali d'Italia - tra il 1943 e il 1945 - intervennero molteplici Reparti delle F.F.A.A. della RSI e, tra essi, deve essere evidenziato quel Reggimento Alpini "Tagliamento" che il colonnello Ermacora Zuliani comandò, ma soprattutto guidò senza incertezze con la fedeltà al motto "Sin simpri chèj", autentica arguta disciplina dei friulani.
    Infatti, con la volontà di consegnare alla Storia il loro passato di sacrifici (indicato da Rodolfo Graziani il "più valido presidio d'Italia sui confini orientali") i reduci sopravvissuti di questo Reggimento nell'agosto 2006 hanno diffuso da Spilinbergo (Pn) la pubblicazione d'una memoria capace di rievocare non soltanto i combattimenti affrontati in difesa di questa frontiera della Patria, ma specificando per inciso le ragioni d'una "scelta… difficile, meditata, ma doverosa" che significò Repubblica Sociale e che Francesco Andreussi - divenuto alla fine d'autunno 1943 il segretario particolare del ministro di Grazia e Giustizia del nuovo Stato italiano, avvocato Piero Pisenti - focalizzò appieno nell'azione del "nostro Comandante" (Zuliani) e di tutti i suoi militari in grigioverde proprio laddove il gioco spregiudicato del gauleiter F. Rainer tentò di scardinare con le proprie malinconie di post-asburgico l'equilibrio dei nostri confini orientali anche tra Tarvisio, Plezzo, Idria e Postumia, favorendo irresponsabilmente gli "ordred" (distaccamenti) di Tito, dell'intero movimento partigiano jugoslavo e di quello dei comunisti italiani (che Palmiro Togliatti esigeva obbedienti alla volontà sovietica di Stalin) anche su quei capisaldi dell'irredentismo adriatico che dalla dieta istriana del "Nessuno" s'estese al martirio di Guglielmo Oberdank, al sacrificio di Scipio Slataper sul Podgora (dicembre 1915) dopo aver descritto con "il mio Carso", edito nel 1912, l'immagine lirica, quasi mistica dei paesaggi italici più interessanti dell'Alto Adriatico, arrivando a fare demolire la targa monumentale a Pola sul luogo del sacrificio di Nazario Sauro (agosto 1916). Ciò si verificò dove i Soldati di Cadorna tra il 1915 e il 1917, soffrirono le dodici battaglie dell'Isonzo - distinguendosi negli eroismi di trincee contestate - e compresa quella funesta in cui - a Caporetto - la XIV.a Armata germanica del gen. von Below anticipò la strategia della "blitzkreig" (guerra lampo) che la Wehrmacht adottò nel 1940 sulle fronti olandese, belga e francese sino alla fulminea conquista di Parigi, Brest, Nantes a St. Jean de Luz, situata quest'ultima città al confine atlantico con la Spagna.
    Una sentenza di Cicerone specifica che la "historia… testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuncia vetustatis" (la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia d'antichità) e deve essere sempre considerata allorquando s'esaminano le vicende dei nostri soldati impegnati, molto di frequente al sacrificio supremo, nella tutela dei confini della Nazione durante l'epopea della RSI e, in particolare, quelle del Reggimento Alpini "Tagliamento" che il Col. Zuliani comandò con genuina responsabilità patriottica.
Ermacora Zuliani (1897 - 1958), reduce pluridecorato al valore militare, fu con Piero Pisenti, con Francesco Andreussi ed altri genuini friulani tra i primi di questa regione ad aderire alla Repubblica Sociale. Altresì l'onestà, la saggezza e la capacità di sacrificio di Zuliani onorano tutti coloro che hanno avuto il privilegio di servire la Nazione ai suoi ordini. Le sue decorazioni lo confermano: brevetto d'Ardito nel 1915-1918, Croce di Guerra al merito, cavaliere della Corona d'Italia, medaglia di bronzo e due croci spagnole nel conflitto iberico 1937-1939, medaglia d'argento al VM sul campo (consegnatagli dal gen. Marazzoni) sul fronte russo e distintivo della "battaglia invernale 1941-1942" nella steppa, insieme alla Croce di ferro tedesca, determinarono il 19 agosto 1943 la promozione al grado di colonnello, dopo essere stato anche al comando del 63° Btg. Tagliamento sulle rive del Dnieper e del Gruppo CC.NN. omonimo trasformato poi Reg. corazzato della Divisione Centauro.
    Ad Udine, dopo l'8 settembre, nella Caserma Giovanni di Prampero - già sede dell'8° Alpini e della Divisione "Julia" - Zuliani assunse il comando del Presidio militare inerente il Friuli per la tutela dell'italianità di quei territori, minacciata anch'essa dall'istituzione dell'Adriatischer Kustenland di Rainer.
In breve tempo, grazie alla sollecita istituzione della RSI, il Col. Zuliani adunò nella vecchia caserma della Julia parecchi reduci dal fronte russo, parte di ufficiali e graduati dell'8° Reg. Alpini, diversi nuovi combattenti che in pochi giorni divennero più di mille. Iniziato l'arruolamento il 17 settembre - neanche dieci giorni dopo l'armistizio di Badoglio - il Reggimento Volontari Friulani "Tagliamento" s'articolò in tre Battaglioni, quelli "Isonzo" e "Vipacco" di Alpini, il "Natisone" con Penne Nere e Bersaglieri, guidati dagli ufficiali Guglielmo Grossi, Mauro Botteri, Dario Del Fabro, Mario Cutelli e Cesare M. Squadrelli che sino a tutto aprile 1945 s'impegnarono contro la penetrazione delle bande slave e dei comunisti italiani da Idresca a Cighino - sulla destra dell'Isonzo - da Baccia di Modica a Piedicolle, anche ad integrazione del Btg. Bersaglieri "Mussolini", poi nell'area di Gorizia (con dipendenza tattica dal XCVII Korps germanico), da Sella di Volzana a Plava, mentre il comando rimase dislocato a Tolmino. Dal volume "Le Forze Armate della RSI, 1943-1945" di Carlo Cucut (Gruppo Modellistica Italiano ediz. 2005) emerge nella sua ampiezza storica il valore militare del Reg. Tagliamento che sul fronte delle frontiere orientali d'Italia, insieme al Btg. Mussolini, alla Milizia Difesa Territoriale (G.N.R.) agli ardimentosi Battaglioni della X.a Flottiglia Mas, ai volontari delle BB.NN. - e sempre con il costante sacrificio di molti Caduti - contribuì decisamente alla salvaguardia dell'italianità di questi territori tanto contesi.
    Il quadro di battaglia e la dislocazione del Reg. Tagliamento impegnò i suoi volontari dallo sbarramento di sicurezza di Prepott, Saga e Tarvisio allo schieramento in Val Baccia, nelle Val d'Isonzo e Vipacco, dal campo trincerato di Tolmino ai capisaldi attorno alle imboccature delle gallerie ferroviarie sulle linee tra Trieste, Lubiana e Fiume, a Canziano delle Grotte e S. Pietro del Carso.
    L'intera azione militare degli alpini volontari del Col. Zuliani rappresentò nella fase più drammatica del 2° conflitto mondiale (1943-1945) la continuazione d'una contesa iniziata in tempi remoti e che nella terza edizione del CTI sui campi di battaglia del conflitto 1914-1918 dal titolo "Il Cadore, la Carnia e l'Alto Isonzo" (Soc. Graf. Modiano, 1938) a pag. 209 si precisa che essa significava anche "un contenzioso tra la stirpe veneto-illirica, d'indole mite, con tendenze artistiche ed estese relazioni commerciali, con l'altra di stirpe celtica, la quale affacciatasi alla cerchia alpina, cercava di scendere al piano", fatto che indusse i romani a fondare Aquileia. Avvenne cosi che "decadendo la potenza di Roma, al flusso di forza e di civiltà che dall'Italia era giunto fino ai paesi più orientali, seguì il riflusso di orde barbariche in cerca di suolo meno ingrato" ed ecco giungere i goti di Alarico, gli Unni di Attila e i Longobardi che irruppero da Lubiana su Cividale (la romana Forum Julii) consentendo a schiavoni, croati e slavi carentini di dilagare - anche con gli ungheresi - sul Frigido (l'attuale Vipacco).
    Al Col. Zuliani e ai commilitoni fu ben presente la coscienza di tale realtà storica e anche l'insegnamento di "chi sono gli eroi del Paradiso", insegnamento che a pag. 158 del volume quarto inerente le "Medaglie d'Oro della Guerra italo-austriaca MCMXV - MCMXVIII" (ediz. 1929) viene evidenziato col sacrificio del s. ten. Alberto Riva Villasanta avvenuto pochi minuti prima della cessazione delle ostilità, ebbe da Gabriele d'Annunzio la più eletta consacrazione allorché "veterani di cento prove, rimasti incolumi, giovinetti imberbi, frementi di speranze e di sogni, scagliarono l'animo oltre la morte…"
    Infatti, è Mario Meneghini che nell'opera "Piero Pisenti" (ediz. Nuovo Fronte, 1990) a pag. 173 e successive, nel capitolo inerente l'eredità morale e spirituale del ministro della Giustizia nella RSI, pone in risalto con la collaborazione e con le indicazioni di Francesco Andreussi, quale fu il contributo di Zuliani e di tutti gli appartenenti al Reg. Tagliamento nella tutela dell'italianità dei territori orientali dominati dalle Alpi Giulie.
    Fluisce scorrevole dinnanzi a noi, con il richiamo d'ognuno di questi reduci al loro motto "…sin simpri chèj", l'intera leggenda del Reg. Tagliamento, cioè quel canto di sacrifici e di eroismo, d'inserimento nella storia del patrimonio dell'abnegazione di quei commilitoni che "sono già andati avanti" sino a fare risuonare anche in queste nostre terre orientali i rintocchi della campana "Maria Dolens" dal sacro colle di Miravalle sopra Rovereto. Esso fa distinguere la melodia sincronizzata con "L'inno alla gloria dei vinti" con il quale Walt Whitman dettagliò "Viva coloro che affondano e non perdono l'Onore! Viva tutti gli sconfitti e tutti gli Eroi schiacciati cui la sconfitta non può togliere la Gloria!"
    Tutti gli schieramenti che questi Alpini friulani della RSI approntarono sui confini orientali d'Italia sino a fine aprile 1945 sono tuttora costellati e distinti dalle sepolture, dai sacelli di giovani che hanno assolto appieno il dovere nella difesa della Patria e l'album di gloria del Reg. "Tagliamento" è preciso: su un organico di 1422 uomini arruolatisi, il contributo di sangue è di 1177 militari tra Caduti, feriti, dispersi e trucidati. Nel periodico "Il Cjossul" del 1990 è F. Andreussi che nell'articolo "…Eravamo quelli!" rammenta che un reduce della RSI - al termine d'una trasmissione televisiva che "demonizzava" i Soldati dell'Onore che avevano seguito Mussolini, Graziani, Pisenti e Zuliani nel nuovo Stato repubblicano ed avevano affrontato quell'epopea con stoicismo, disse ai suoi nipoti d'aver partecipato con orgoglio a quell'eroica esperienza. Fu una lezione di stile. 
    Dalla mistica di Nazione si trae quindi l'indicazione più significativa proveniente anche dall'esempio di tutti i combattenti del Reg. "Tagliamento": "noi siamo zolle viventi di Patria; in ogni zolla è il germe della Gloria!".
    S'edifica cpsì il monumento ideale al sacrificio dei combattenti della RSI.
 
    
ITALICUM Gennaio-Febbraio 2007 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

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